Vine Trekking
La Grape’s Road di Tenuta Carretta
Immersa tra i paesaggi vitati del Roero, la “Grape’s Road” di Tenuta Carretta è il percorso di vine-trekking ideale per chi ama i colori, i suoni e i profumi della natura più autentica. Realizzato su sentieri totalmente sterrati e poco ombreggiati, l’itinerario è lungo 2,1 km e ha una durata, a passo comodo, di circa 1 ora e 45 minuti.
La “Grape’s Road” ha inizio a Campolungo, località posta sotto l’angolo Est della villa padronale denominata “Trecamini”, e percorre tutto l’anfiteatro vitato che circonda la cantina, addentrandosi in verdeggianti labirinti di vigneti. Il tracciato è privo di punti particolarmente impegnativi: le salite sono per lo più dolci e non troppo ripide, agevoli anche per fisici poco allenati. Durante la passeggiata è possibile osservare le diverse sfumature dei terreni vitati: da punti più sabbiosi e calcarei, ad aree più compatte e argillose.
Bric Paradiso, Podio e Bric Quercia sono i principali toponimi, da Est a Ovest, interessati dal trekking tra i vigneti. Di particolare fascino e suggestione è la sosta, posta al centro del percorso, al Bric Quercia: un versante rivolto a Sud-Est che regala un’emozionante panoramica aperta a oltre 180° sull’intero palcoscenico vitato di Tenuta Carretta.
Il sentiero tra le vigne ha un’altitudine media di 260 metri sul livello del mare e concede ai partecipanti di osservare “sul campo” le caratteristiche dei diversi vitigni: specialmente dell’arneis, del nebbiolo e della barbera.
Una volta raggiunto il vigneto del Podio (l’antico “Podium Serrae”), è possibile osservare da vicino le viti da cui ha origine il Langhe Doc Nebbiolo dell’azienda. Dal Bric Quercia invece provengono le uve con cui viene prodotta l’omonima Barbera d’Alba Superiore Doc, mentre dal Bric Paradiso quelle per il Roero Docg Riserva.
Dunque, non resta che iniziare!
Buona Vine-Experience!
“…Fa un sole su questi bricchi, un riverbero di grillaia e di tufi. Qui il caldo più che scendere dal cielo esce da sotto, dalla terra, dal fondo, tra le viti, tanto forte che sembra si sia mangiato ogni verde per andare tutto in tralcio. È un caldo che sa un odore: ci sono dentro tante vendemmie e fienagioni e sfogliature…” (C.Pavese, La luna e i Falò)
Le tappe della Grape’s Road
1. Campolungo
È il punto di partenza: un sentiero dolce e pianeggiante, che offre già una meravigliosa veduta del Bric Paradiso. Il percorso si caratterizza per la presenza di filari di viti barbera a sinistra e arneis a destra. Il toponimo è citato in una planimetria del 1878 e indica la zona che, partendo dall’attuale ingresso della proprietà, giunge fino all’elegante e solitario cipresso visibile poco lontano. La scelta di questo nome è legata, verosimilmente, alla forma dell’appezzamento: rettangolare, stretta e lunga.
2. Alteno della fontana
È il primo corridoio vitato del sentiero: rivolto a Sud-Est, si direziona verso la città di Alba. Camminando a passo comodo sono osservabili a sinistra vigneti di barbera e a destra di arneis. Il toponimo è citato, per la prima volta, in un documento del 1594, redatto per volontà dei proprietari, i Damiano, consignori di Piobesi; in precedenza la località era denominata “in valle”. L’area era caratterizzata dalla presenza di una fontana, un angolo che allietava l’uomo dal faticoso lavoro della terra. Il termine “alteno” indica un’antica forma di coltivazione del vigneto, promiscua e quindi non specializzata. Più in particolare, l’alteno prevedeva filari molto ampi e tali da consentire di inframezzare la coltivazione di grano, foraggio, patate e fagioli. Le viti “altenate” erano appoggiate a tutori vivi: alberi ad alto fusto come pioppi, aceri e gelsi.
3. Campovirato
È il primo tratto in pendenza del vine-trekking: un dislivello di circa 20 metri, disegnato da curve con accentuate angolature. Proseguendo a passo un po’ impegnativo, si incontrano sulla sinistra vigneti di barbera e sulla destra di arneis. Il toponimo nasce dal termine “virare”, verosimilmente a causa della sua contropendenza rispetto agli appezzamenti circostanti. Una caratteristica che rende unico il tratto e lo delinea rispetto ai pendii adiacenti. Anche questa località compare per la prima volta nel 1594, indicata come “la possessione voltata”. In precedenza era compresa nel toponimo Valle.
4. Alteno di Mastro Pietro
È la località dove si incontrano i primi vigneti di nebbiolo, precisamente al km 0,8 del percorso. Offre un tratto pianeggiante, una buona occasione per godere della piacevole panoramica e osservare, frontalmente, una prospettiva del piccolo centro abitato di Piobesi d’Alba. Il toponimo rievoca verosimilmente Pietrino Porrino: il massaro che, nel 1467 si vedeva dati in affido i terreni dal proprietario Andrea Damiano per il consueto periodo di nove anni. Il toponimo è successivamente citato nelle ricognizioni di cascine e terre del 1801 e del 1810.
5. Terrazze
È la zona che anticipa uno dei principali punti geografici del percorso: il Bric Paradiso. Camminando verso l’alto della collina, i vigneti di nebbiolo si sostituiscono completamente a quelli di arneis. Il toponimo indica l’area posta alla destra del tracciato che, allargandosi verso sud, culmina sul crinale della collina, creando una sorta di terrazza sull’affascinante paesaggio roerino. Dal cabreo del 1878 riportiamo un dettaglio inserito nelle “annotazioni successive” e cioè che la località all’epoca era coltivata a “vigneti dolcetti”. Il cabreo è un antico documento catastale redatto con cadenza venticinquennale, utilizzato da grandi amministrazioni ecclesiastiche e signorili, con lo scopo di descrivere e inventariare i beni di proprietà.
6. Bric Paradiso
È il primo dei tre bricchi lungo i quali si snoda la Grape’s Road: qui si raggiunge la massima altitudine del percorso. L’area è completamente destinata alla coltivazione di uve nebbiolo, varietà che preferisce posizioni più elevate, in quanto meno umide e più esposte al sole. Il suo nome compare sull’etichetta del Roero Docg Riserva di Tenuta Carretta. L’origine del toponimo è verosimilmente legata alla forma rara del bricco: tondo e pianeggiante, quasi un altopiano. Quindi, per i lavoranti, considerabile un vero e proprio paradiso, in un territorio quale il Roero, caratterizzato prevalentemente da rocche scoscese e sky line selvaggi. La località compare indicata per la prima volta nel cabreo del 1878.
7. Camporosso
È l’angolo posto all’estremo Nord-Est del percorso. L’area è completamente destinata alla coltivazione di uve arneis e presenta il fascino della piena vegetazione collinare, conferitogli dal fronte di alberi ad alto fusto presenti sul lato destro. Un confine naturale, che scende repentinamente verso nord e si perde nel comune di Corneliano d’Alba. Il toponimo nasce, presumibilmente, da una caratteristica peculiare del suolo. Qui si osserva una maggiore percentuale di argilla, elemento che conferisce al terreno una lieve tonalità rossastra e lo aiuta a ben mantenere l’acqua in periodi siccitosi. Una capacità benefica e molto utile alla coltivazione della vite, per la quale non è consentita alcun tipo di irrigazione. Le prime citazioni della località risalgono al 1348.
8. Bric Quercia
È la località con il tratto lievemente più scosceso del percorso. Il bricco si caratterizza per la presenza di vigneti di barbera, uve destinate alla produzione dell’omonima Barbera d’Alba Superiore. L’area è delimitata da tre piccole curve, che si snodano ad altitudini diverse, e richiede un passo un po’ più impegnativo. Raggiunta la sommità della collina, si gode una delle vedute più incantevoli di tutta la grape’s road, potendo spaziare lo sguardo sull’intero anfiteatro vitato di Tenuta Carretta. Un angolo di Roero aperto a oltre 180° che, da sinistra verso destra, consente di ammirare prima il Bric Paradiso e poi il Podio – Podium Serrae, l’ultimo passaggio chiave della vine trekking experience.
9. Maddalena
È la prima località rivolta al lato Ovest del percorso. Passeggiando a passo comodo, si incontrano i vigneti di arneis e, verso l’alto della collina, un piccolo triangolo di nebbiolo. Da una planimetria generale della Tenuta Carretta, datata 22 novembre 1898, si legge: “Nome originatosi dall’antica appartenenza dell’appezzamento alla chiesa della Maddalena, citata nel ‘500 e ‘600 e già posta a destra della strada da Piobesi a Corneliano, presso l’attuale pilone omonimo. Le terre erano poi state rilevate dai Sismonda di Corneliano, dai quali nell’800 passano ai Conti Roero”. Il tracciato offre una passeggiata particolarmente suggestiva, che percorre la cresta della collina in direzione del Podio.
10. Podium Serrae
È il luogo che segna la storia di Tenuta Carretta. Lo testimonia il contratto di concessione a mezzadria datato 28 novembre 1467. In esso si esprime chiaramente un giudizio qualitativo delle uve prodotte in quest’area. Infatti, dal testo (redatto in latino medievale) emerge la bontà dei vigneti del Podio, le cui uve erano ritenute già all’epoca di qualità superiore e dovevano essere consegnate al castello e riservate all’uso esclusivo dei proprietari. Il toponimo è utilizzato da nobili famiglie fin dal 1420 e indica il rilievo, la sommità. Oggi il toponimo caratterizza l’etichetta del Langhe Doc Nebbiolo di Tenuta Carretta. Alla grande curva del Podio, si vive un’affascinante cartolina: una veduta sull’intero planisfero del Roero che, verso Sud, mostra la torre di Santa Vittoria d’Alba; a Est in lontananza, le colline di Diano d’Alba; a Nord, la Madonna dei Boschi e il campanile di Vezza d’Alba; a Ovest, il centro abitato di Piobesi d’Alba e, sullo sfondo, l’inconfondibile punta a forma di piramide del Monviso.
11. Pra’ Fornace
È la località dove finisce il nostro percorso. Scendendo la ripida e rettilinea capezzagna che parte dal Podio, si incontrano a destra i vigneti di nebbiolo e a sinistra quelli di arneis. Giunti ai piedi della collina, le uve nebbiolo lasciano spazio a un immenso mare di arneis, che si propaga fino all’ingresso della tenuta. La maggior parte della produzione del Roero Arneis Cayega Docg nasce da questa distesa vitata, orgogliosa del suo verde luccicante e all’apice della bellezza durante la stagione estiva e vendemmiale. Il toponimo compare per la prima volta nel 1594 e indicava il luogo dove sorgeva una fornace per la cottura dei blocchi di gesso ricavati dalla vicina cava.