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Superiore e Riserva, conosci le differenze?
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Conoscete davvero la differenza tra «Superiore» e «Riserva»? Perché ad esempio si parla di Nebbiolo d’Alba Superiore e di Barolo Riserva? Come mai esistono il Barbera d’Alba Superiore e, invece c’è il Roero Riserva?
Iniziamo dalle basi.
«Superiore» e «Riserva» sono due menzioni che possono caratterizzare i vini Doc e Docg di tutta Italia, compresi quelli di Langhe e Roero. Con menzione si intende una “parola” che viene aggiunta al nome del vino: indica che il vino appartiene alla stessa denominazione ma ha caratteristiche organolettiche diverse, spesso data da processi di vinificazione e affinamento leggermente diversi. Un Nebbiolo Superiore o Barbaresco Riserva, dunque, appartengono a tutti gli effetti alle tipologie Nebbiolo e Barbaresco, pur differendo in qualche dettaglio dalle loro versioni “base”. Queste differenze, è bene precisarlo, non sono aleatorie, ma standardizzate dal disciplinare di ciascuna denominazione, che stabilisce in modo dettagliato ed esaustivo le caratteristiche minime ed indispensabili per ottenere la menzione.
In cosa differiscono le menzioni Superiore e Riserva?
La menzione «Superiore», in estrema sintesi, si riferisce ai vini prodotti seguendo regole più stringenti, sempre e comunque indicate dal disciplinare. Un vino Superiore, in genere, è caratterizzato da una gradazione alcolica più elevata, ma può benissimo presentare anche tecniche di affinamento diverse.
Un esempio di vino che può fregiarsi della menzione «Superiore» è il Barbera d’Alba, il cui disciplinare prevede una gradazione alcolica minima di 11,50% per la versione base. La menzione «Superiore» indica invece un Barbera d’Alba con gradazione alcolica minima di 12,50 % e un invecchiamento in legno obbligatorio di almeno 12 mesi, di cui 4 devono transitare da contenitori in legno. Questo non significa che le Barbera d’Alba “base” non possano essere affinate in legno, ma solo che quelle «Superiore» devono, per forza di disciplinare, rispettare delle caratteristiche di gradazione alcolica e invecchiamento superate le quali possono ottenere la menzione.
Tenuta Carretta, ad esempio, vinifica entrambe le tipologie. La Barbera d’Alba della linea I Classici affina 4 mesi in botte e 2 mesi in bottiglia, mentre la Bric Quercia Barbera d’Asti Superiore ha un affinamento minimo di 12 mesi in botte e 3 mesi in bottiglia.
La menzione Riserva, invece, non modifica il volume alcolometrico né le lavorazioni del vino a cui si riferisce, ma solo la durata dell’affinamento. «Riserva» è dunque una menzione che riguarda il tempo di invecchiamento non la vinificazione. Eppure, anche il tempo – lo sappiamo bene – influisce non poco sul carattere del vino e un Barbaresco Riserva sarà comunque organoletticamente diverso da uno “base”. La menzione Riserva può essere applicata ai vini rossi e ai vini bianchi (vedi ad esempio Alteno della Fontana Roero Arneis Riserva Docg)
Un esempio di vino che può ricevere la menzione «Riserva» è il Barolo. La versione “base” prevede un invecchiamento di almeno 38 mesi, di cui 18 in botti di legno. La «Riserva», invece, pur mantenendo un affinamento in botti di 18 mesi, deve affrontare un affinamento complessivo di 62 mesi (che vengono divisi tra botte e bottiglia secondo le diverse “ricette” aziendali).
GLI ESTATE’S SINGLE VINEYARD DI TENUTA CARRETTA
Se siete curiosi di scoprire i vini delle Langhe con la menzione “Superiore”, vi consigliamo di provare i vini di Tenuta Carretta usciti nel 2023 sotto la linea Estate single vineyard. Si tratta delle menzioni «Superiore» del Barbera d’Alba (Bric Quercia Barbera d’Alba Superiore Doc); del Nebbiolo d’Alba (Tavoleto Nebbiolo d’Alba Superiore Doc) del Dolcetto d’Alba (Il Palazzo Dolcetto d’Alba Superiore Doc). Oltre ad essere vini «Superiore» si tratta etichette single vineyard, ovvero provenienti da singoli vigneti selezionati in zone altamente vocate dell’Albese e che hanno una personalità distintiva e raffinata.