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I ritratti di Tenuta Carretta: Silviu Marian Marciuc
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Classe 1983, Silviu Marian Marciuc incarna lo spirito dell’ospitalità di Tenuta Carretta.
È lui che accoglie i visitatori nel Wine Shop, che li guida nelle cantine ipogee e che conduce – con grande passione ed esperienza – le degustazioni. Nato in Romania, dopo il liceo si è trasferito ad Alba all’età di 19 anni. Da allora ha sempre avuto uno spirito pragmatico e imprenditoriale. Ha lavorato in vigna, poi come operaio. Ha aperto una ditta di importazione di vini e cibo italiano verso il suo paese natale. Oggi è responsabile dell’accoglienza di Tenuta Carretta e degli eventi sul territorio. Nel frattempo, non ha mai smesso di studiare e di approfondire la sua conoscenza dei vini del Roero e delle Langhe, che – come lui stesso ci racconta – sono diventate una parte imprescindibile della sua vita.
Silviu, quando è iniziata la tua passione per il vino?
Dopo essermi trasferito da Iași, città della Romania nordorientale, ad Alba, dove viveva mia madre, ho cominciato a lavorare in vigna per un’azienda di Monforte d’Alba. Ma è stato l’incontro con Mario Busso, autore della guida Vinibuoni d’Italia, a cambiarmi la vita. È stato uno dei primi amici che ho avuto in Italia e, attraverso di lui, ho imparato ad apprezzare il vino.
È vero che, prima di lavorare per Tenuta Carretta, hai fondato una tua azienda?
Ho lavorato per molti anni come operaio specializzato in una ditta di materie plastiche. Era un lavoro che mi piaceva, ma cercavo qualcosa di più personale, in cui sentirmi davvero realizzato. Ricordo che mia zia, appassionata di formazione, mi regalò un libro di Napoleon Hill sul successo personale. Lo lessi tutto d’un fiato e decisi di costruire un progetto in cui riconoscermi. Tornai alla passione che avevo maturato per il vino e fondai un’azienda di importazione verso la Romania, Vitaly Wine & Food. Avevo rapporti con grandi cantine del territorio e una rete di distribuzione – anche online – nel mio paese. Viaggiavo moltissimo e passavo parecchio tempo in Romania. È stata un’avventura emozionante, ma anche molto faticosa.
È così che sei entrato in contatto con Tenuta Carretta?
Esatto, tra le mie referenze c’erano anche i vini di Tenuta Carretta. È così che ho conosciuto l’amministratore delegato, Giovanni Minetti, che nel 2016 mi ha proposto di seguire l’accoglienza. Desideravo avvicinarmi a casa e poter stare un po’ di più con la mia famiglia, mia moglie Maura e i miei figli Robert e Riccardo.
Qual è stata la tua prima impressione della Tenuta di Piobesi d’Alba?
Mi sono sentito di fronte a qualcosa di grande e importante, mi verrebbe da dire “gigantesco”. Ho immediatamente percepito che Tenuta Carretta era una di quelle aziende vitivinicole che hanno davvero riscritto la storia del territorio. Una storia della quale anche io potevo farne parte.
Lavori a stretto contatto con il pubblico: cosa ti colpisce degli enoturisti che visitano Tenuta Carretta?
Noto che l’età dei winelover si sta abbassando e che ci sono sempre più giovani interessati a conoscere il vino nei luoghi dove viene prodotto. E noto, con piacere, che il Roero sta conquistando una sua fetta di appassionati. Sento di aver trasmesso loro qualcosa quando, dopo aver fatto degustare un Roero o un Roero Arneis, le persone restano colpite dalla qualità. Si informano sulla zona e cercano di capire la differenza con le Langhe.
Come a tutti i protagonisti dei nostri «Ritratti», anche a te chiediamo di indicarci l’etichetta del cuore.
Non credo di avere un’etichetta preferita, perché ho imparato a scegliere i vini in base alla giusta occasione. Tuttavia, se proprio devo esprimermi, vorrei indicare il Roero Arneis Docg Riserva Alteno della Fontana. Si tratta di una nuova referenza di Tenuta Carretta, uscita per la linea «Etichette d’autore». È una Riserva di Arneis di grandissima profondità espressiva, davvero sorprendente. Insieme al Cayega Roero Arneis Docg, sono sicuro che diventerà un punto di riferimento per i bianchi del territorio.