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Ritratti di Tenuta Carretta: Ivana Brignolo Miroglio
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Astigiana di nascita e albese di adozione, Ivana Brignolo Miroglio è una donna poliedrica. È stata insegnante di educazione fisica e assessore alla cultura del comune di Alba. Oggi è vigneron a capo del gruppo Terre Miroglio (di cui fa parte Tenuta Carretta) insieme al marito Edoardo e i figli Marta e Franco, imprenditori nel settore tessile.
È anche diventata nonna «per la quinta volta» con la nascita di Diana, l’ultima dei suoi cinque nipoti. Senza contare l’impegno a favore del sociale e del volontariato, che l’ha sempre vista in prima linea. «E non dimentichiamo l’Associazione Nazionale Le donne del vino», ci ricorda mentre la intervistiamo, «di cui dal 2019 sono delegata per il Piemonte».
Signora Miroglio, quando ha cominciato ad appassionarsi al mondo del vino?
Il vino è una scoperta recente, lo confesso. Confesso anche che fino a dieci anni fa ero astemia. La vicinanza con Tenuta Carretta però, e la grande passione di mio marito per il settore, mi hanno riavvicinato a qualcosa che faceva parte delle mie radici. Dopo essere entrata nell’Associazione delle donne del vino, mi sono fatta contagiare dalla loro esperienza e dal loro entusiasmo, di cui il vino era il carburante, simbolo di una socialità condivisa. Ho così approfondito le mie conoscenze con corsi, assaggi ed esperienze in vigna e in cantina che hanno riattivato intensi ricordi della mia infanzia. Ho scoperto che il vino ha sempre fatto parte di me, fin da quando, bambina, osservavo il nonno vendemmiare i filari attorno alla nostra cascina nell’Astigiano. I profumi del vino mi hanno riportato al cortile dove i grappoli venivano pigiati e si condivideva un bicchiere di Barbera per festeggiare il raccolto.
La famiglia Miroglio ha un retroterra da imprenditori nel settore tessile. Come è nata la volontà di investire nell’artigianalità del vino?
Mio marito Edoardo proviene da una famiglia che ha sempre avuto uno stretto rapporto con la terra. Nel 1985 acquista Tenuta Carretta per recuperare un contatto con la natura. Il suo progetto iniziale è quello di avviare un’attività di allevamento di cavalli, ma viene letteralmente folgorato dal vino e dalle potenzialità dei vigneti che circondavano la cantina, allora come oggi. Avvia quindi un lungo percorso di recupero e di valorizzazione dei vitigni autoctoni, con l’ampliamento dei vigneti di proprietà a zone di assoluto pregio, nel Roero come nelle Langhe. Oggi quella passione per il vino continua ad affascinare la nostra famiglia e si manifesta nella nostra volontà di continuare a investire nella produzione di vini di qualità. Basti pensare che l’innamoramento per il vino ha convinto mio marito a fondare un’azienda vitivinicola a Elenovo, nell’antica Tracia (Bulgaria): un’esperienza coraggiosa e un po’ pioneristica, che esporta l’expertise vitivinicolo piemontese in un territorio antico ma ancora tutto da scoprire.
Qual è il suo primo ricordo di Tenuta Carretta?
Se devo essere sincera, un ricordo non molto positivo (ride di gusto n.d.r). Venni in visita alla Tenuta con mia figlia ancora piccola e lei quasi si slogò una caviglia saltando dalla massicciata a fianco della strada. A parte questo, salimmo con Edoardo fino alla ex casa padronale sul bricco del Podio, una bella casa colonica di estrazione nobiliare che oggi ci piacerebbe molto riportare al suo antico splendore. Di là osservammo l’anfiteatro dei vigneti con, al centro, il profilo del Monviso. Fu un’emozione fortissima, una bellezza che è ancora incisa nei miei ricordi.
Quest’anno, Tenuta Carretta compie 555 anni. Come festeggerete questo importante anniversario?
Da qualche anno abbiamo scelto di festeggiare Tenuta Carretta insieme agli amici, ai clienti e agli appassionati di vino attraverso il format di Casa Cayega, una festa vendemmiale piena di musica, degustazioni e momenti gastronomici, aperta a tutti. Celebreremo i 555 anni attraverso Casa Cayega, in forma arricchita, cercando di affiancare all’esperienza del vino altre “contaminazioni artistiche”. Stiamo studiando nei dettagli il programma dell’evento, che si terrà nelle prime due settimane di settembre.
Infine, una domanda “scomoda”. Qual è il vino di Tenuta Carretta che porta nel cuore?
Per avere un minimo di equità, devo almeno poter scegliere un rosso e un bianco.
Va bene, lo concediamo.
Per il rosso, il mio cuore batte per il Barbaresco Docg Riserva Cascina Bordino. Tra i bianchi scelgo il Roero Arneis Docg Cayega, ottenuto dal vitigno a bacca bianca principe del Roero. È una scelta difficile però, perché mi piace molto anche il nostro Langhe Doc Favorita. Ma c’è un ulteriore sogno che si sta gradualmente realizzando: ho convinto mio marito ad investire in Alta Langa, con la costituzione di un polo viticolo di straordinaria bellezza, a Cissone, per la produzione di Metodo Classico. Una scelta vincente e un’avventura bellissima da cui nascono il Brut e il Pas Dosé Airali, entrambi eccellenti!