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Vendemmia 2021, una delle migliori degli ultimi vent’anni

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Vendemmia 2021

Com’è andata la vendemmia 2021?

Molti se lo chiedono, soprattutto al termine di una stagione altalenante e “bizzarra” che ha messo la vite a dura prova, con gelate primaverili e un caldo secco, al limite della siccità, in estate. Nell’incertezza del clima, tuttavia, la vendemmia 2021 si farà ricordare: una delle migliori degli ultimi vent’anni. Almeno stando a quanto ci ha raccontato Giovanni Minetti, CEO di Tenuta Carretta, a cui abbiamo chiesto di raccontarci questa pazza – e indimenticabile – stagione.


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Giovanni Minetti, come descriverebbe la stagione climatica 2021 nei suoi tratti salienti?

La stagione, dal punto di vista climatico è stata davvero particolare, e potremmo quasi definirla bizzarra. Inverno nella norma, finalmente, non troppo freddo ma con precipitazioni adeguate, anche nevose. Le temperature invernali hanno tenuto la vite in stato di quiescenza evitando un germogliamento precoce delle diverse varietà e salvando così la produzione dalle gelate del 7 e 8 Aprile, limitandone i danni. Il risultato è stato quello di una vegetazione meno rigogliosa rispetto alle annate, per così dire, normali, e di un naturale contenimento della produzione “a monte” che ci ha evitato i consueti successivi interventi di diradamento delle uve in eccesso.

Giovanni Minetti, Ceo di Tenuta Carretta

Perché si temeva di raccogliere uve da piante sofferenti?

Scampato il pericolo delle gelate, il clima si è regolarizzato ma la vite ha ritardato il germogliamento di circa 2 settimane. Un Maggio piovoso e fresco ha consentito di precostituire una buona riserva idrica nei terreni, rinforzata da alcuni eventi temporaleschi in Giugno e Luglio, molti dei quali grandinigeni, che hanno causato danni anche piuttosto seri in alcune aree viticole, per fortuna ristrette. Poi il caldo e la siccità, con assenza di pioggia dalla seconda metà di luglio alla seconda metà di settembre, ha consentito di recuperare il ritardo e di portare i grappoli a maturazione nei tempi consueti. In generale, però, le viti hanno mantenuto lo sviluppo vegetativo piuttosto stentato già evidenziato sin dal mese di Maggio. Conseguentemente, il timore era di vendemmiare un’uva leggera, asciutta, ricca di zuccheri ma povera di acidità, frutto di una pianta sofferente: al contrario abbiamo raccolto grappoli con acini succosi, pesanti, e con una buona resa in mosto, e fatto insolito, con gradazioni zuccherine e tenore acido elevati.

Quali sono i vigneti di Tenuta Carretta che vengono vendemmiati per primi? E com’era lo stato delle loro uve?

Le varietà raccolte per prime sono state il moscato e poi chardonnay e pinot noir per la produzione dell’Alta Langa che, seppur coltivati a oltre 600 m di altitudine, richiedono una raccolta comunque precoce e tempestiva. Il driver è rappresentato dall’acidità, elemento che salvaguarda i profumi e garantisce longevità e freschezza al palato del prodotto. Il moscato, coltivato nella parte più bassa del versante di Tavoleto, in comune di Treiso, presentava acini maturi e con un buon livello aromatico, anche se la gelata di Aprile lì si è fatta sentire, causando una riduzione della produzione di circa il 20% sul 2020, superiore alla media, che ha fatto registrare un calo di circa il 10%.

Quali sono i vitigni che hanno mostrato le condizioni più promettenti?

Premesso che ci troviamo di fronte a una vendemmia davvero ottima su tutti i fronti, è difficile fare una graduatoria. Ottimi, in ordine di raccolta, pinot noir e chardonnay per Alta Langa, arneis, spettacolari barbera e nebbiolo. Molto buono anche il dolcetto.

Il cambiamento climatico ha portato a un anticipo di vendemmia rispetto al passato. Si tratta soltanto di un fattore temporale, o ci sono differenze qualitative?

Quello cui stiamo assistendo è un fenomeno complesso, di cui è difficile prevedere lo sviluppo, sia nei tempi sia nei modi. Senza dubbio dal 2000 in poi la situazione climatica è cambiata e ci ha costretto a cambiare le modalità operative in vigna rispetto al passato.  A titolo di esempio, alcune patologie legate a pioggia e umidità oggi sono sostanzialmente inermi e ne sono invece comparse altre. Dal punto di vista qualitativo è cambiato molto: oggi abbiamo maturazioni degli acini migliori e più uniformi, impensabili vent’anni fa, quindi possiamo dire di avere vini decisamente più buoni. Allo stesso tempo, però, c’è la consapevolezza di essere vicini – non si sa quanto – a un limite, superato il quale lo scenario potrebbe cambiare completamente fino a rendere complicata la produzione stessa del vino con le caratteristiche organolettiche che oggi apprezziamo.

Vini bianchi e rossi da bere “giovani”: quali le caratteristiche attese?

I bianchi e i rossi 2021 da bere giovani si presentano all’insegna dell’equilibrio armonico: nonostante una gradazione alcolica sostenuta, sono supportati da una buona acidità, esprimono profumi intensi e una piacevolissima bevibilità.

Grandi vini da invecchiamento: si può già fare una previsione?

Come sempre sarà il tempo a esprimere il verdetto finale, ma la qualità della materia prima di partenza fa presagire di avere appena messo in cantina una delle migliori annate degli ultimi vent’anni. Vini potenti e complessi, sia dal punto di vista olfattivo che al gusto.

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