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I lavori estivi nella vigna
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Tra i filari, d’estate, non si va certo in vacanza.
Al contrario, è questa una stagione determinante per la qualità delle vendemmia, a cui tutti i viticoltori devono prestare particolare attenzione. Il caldo può “cuocere” i grappoli. Le piogge torrenziali dilavano i terreni e possono provocare smottamenti. La grandine è il nemico numero uno, un fenomeno atmosferico che, in pochi minuti, può azzerare le fatiche di un intero anno.
Ma l’estate è anche una meraviglia per gli occhi, tra i filari. I grappoli cominciano, lentamente, ad ingrossarsi e, infine, a cambiare colore. Si tratta dell’invaiatura, che dal verde originario muta gradatamente verso il colore caratteristico di ciascun vitigno.
LA LAVORAZIONE DEI TERRENI
Da giugno a settembre va curata la gestione del suolo, soprattutto dell’interfila. I vigneti di Tenuta Carretta, che sono gestiti ad inerbimento, vengono sfalciati e lavorati meticolosamente per evitare la formazione di malerbe.
LA POTATURA VERDE
Da giugno ad agosto, fondamentale operazione agronomica è la gestione del verde, cioè delle parti fogliari delle viti. Queste devono essere in perfetto equilibrio tra luce e ombra. La chioma, ad esempio, va sfoltita per evitare che la luce non raggiunga gli acini e che si creino zone umide e poco arieggiate in cui possano proliferare funghi e parassiti. Ma non troppo. Bisogna infatti considerare che un’eccessiva insolazione (soprattutto a luglio e agosto) può “bruciare” gli acini, compromettendo il raccolto.
D’estate si eliminano i germogli sterili o quelli che crescono in posizioni non volute rispetto alla forma di allevamento, operazione che prende il nome di scacchiatura. Si procede infine con la cimatura, atta ad eliminare gli apici dei tralci.
Tra le più delicate operazioni estive c’è la potatura verde, anche detta diradamento. Si procede manualmente tra i filari scegliendo volontariamente di sacrificare una parte dei grappoli, che vengono tagliati e lasciati cadere al suolo. Quello che un tempo veniva considerato un sacrilegio, oggi è invece una conquista. Il diradamento selettivo evita la sovrapproduzione della vigna (che è sempre esuberante), concentrando la qualità nei grappoli rimasti, per vini decisamente più ricchi e complessi.