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Cannubi, la collina “nel cuore del Barolo”

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Non c’è dubbio che, almeno per notorietà, i vigneti di Cannubi, a Barolo, sono i più celebri del Piemonte e tra i più conosciuti nel mondo.

La fama di Cannubi deriva da tre principali fattori: la storia, la posizione e la tradizione vitivinicola. Vediamoli nei dettagli.

LA STORIA

Cannubi è uno dei “climat” più storici d’Italia perché è almeno dal XVIII secolo che si hanno notizie abbastanza precise da poterlo identificare come area a se stante, da cui si ottenevano (e si ottengono) vini direttamente collegabili ai suoi filari. Le ricerche archivistiche fanno risalire le prime documentazioni al 1752: si tratta di un’etichetta conservata a Bra, presso il museo privato della famiglia Manzone dove, accanto alla data, compare la scritta Cannubi. Sarà soltanto 300 anni più tardi, però, che il nome diventerà “ufficiale”. È infatti il lavoro di zonazione condotto dal Consorzio di Tutela nei primi anni 2000 che ha consentito di delimitare ufficialmente Cannubi come una delle 181 “Menzioni Geografiche Aggiuntive” del Barolo: menzioni che possono essere riportate in etichetta in aggiunta alla denominazione principale.

AL CENTRO DELLA DENOMINAZIONE

Le colline del Barolo sono di origine sedimentaria marina, emerse dalle acque circa 10 milioni di anni fa. Geologicamente, appartengono a due diverse ere: il Tortoniano e l’Elveziano. Il primo, che parte da Verduno, passa per la Morra e Barolo per poi arrivare a Novello, è caratterizzato da marne grigio-bluastre. Il secondo, più antico, si sviluppa sull’asse Serralunga-Castiglione Falletto-Monforte e presenta dei depositi di sabbie compatte grigio-giallastre. La collina di Cannubi sorge esattamente al centro di queste due formazioni: stretta e lunga, ascende gradualmente dalla statale SP3 (che collega Alba a Barolo) in direzione Sud-Ovest e raggiunge la sommità in frazione Muscatel, appena fuori dal centro abitato di Barolo. Qui Elveziano e Tortoniano s’incontrano e s’amalgamano, originando marne grigio-bluastre ricche di carbonati di magnesio e manganese che, in superficie, diventano di tonalità grigio-biancastra in seguito all’azione degli agenti atmosferici. Sono argille miste a sabbie finissime, con una consistente componente calcarea (marne di Sant’Agata fossili). Anche il microclima è ideale a Cannubi: circondata su tre lati (Sub-Ovest-Nord) dai più alti declivi di La Morra, Castiglione Falletto e Monforte, si trova ad essere ben riparata dal freddo e dal vento, fattori notoriamente non apprezzati dall’uva nebbiolo.

LA TRADIZIONE

Un’area non diventa famosa solo per la storia o per la sua posizione. È la tradizione dei viticoltori che curano i vigneti e ne vinificano i frutti – di cui Tenuta Carretta fa orgogliosamente parte – a trasformare un “dono della natura” in “eccellenza”. Cannubi è un esempio perfetto di questa dinamica, avendo potuto contare, lungo tutta la sua esistenza, di straordinari produttori che hanno saputo valorizzare la sua “posizione mediana” in Barolo paradigmatici, espressione di equilibrio e armonia tra l’anima Tortoniana (decisamente più fine ed elegante) e quella Elveziana (potente e strutturata).

Ma non tutto Cannubi è uguale. Esistono infatti posizioni centrali e posizioni “periferiche” che nel corso della zonazione sono state indicate con nomi diversi. La dorsale collinare è divisa in 5 diverse aree. Con il termine Cannubi (e solo “Cannubi”) s’intende la Menzione di circa 19 ettari che comprende la parte centrale della collina. La punta del cuneo formata dalle pendici del colle (in direzione Nord-Est) è invece chamata Cannubi Boschis (7 ettari), mentre le due aree a Sudovest sono Cannubi San Lorenzo (2 ettari a Nord Ovest del crinale) e Cannubi Valletta, meno di 6 ettari a Sud-Est, fino a via Alba che ne segna il confine. Chiude Cannubi Muscatel (4,5 ettari), che si spinge sino a ridosso del paese di Barolo.

IL CANNUBI DI TENUTA CARRETTA

Tenuta Carretta possiede a Cannubi quattro distinti vigneti, per una superficie complessiva di 2,6 ettari, tutti nella parte più storica della collina (il Cannubi “Cannubi” per intenderci) da cui ottiene due diverse etichette. La prima è il Barolo Docg Cannubi, vino di grande equilibrio, sintesi armonica tra struttura, profumi ed eleganza, precocità al consumo e una straordinaria longevità, con una struttura mai troppo esuberante o esasperata. Affina per almeno 36 mesi, di cui 24 in legno e 9 in bottiglia. La seconda è il Barolo Riserva Docg Cannubi, collezione Franco Miroglio. Una vera chicca enologica, l’etichetta “iconica” di Tenuta Carretta. Un grande vino in edizione limitata (solo 1.260 bottiglie per annata), che affina per oltre 60 mesi, di cui almeno 36 in botte e 18 in bottiglia. La Riserva celebra la tradizione vitivinicola dell’azienda e insieme la memoria di un grande imprenditore come Franco Miroglio, fondatore dell’industria tessile Miroglio e artefice del suo successo: fu lui ad acquisire Tenuta Carretta nel 1985 e a dare inizio alla sua nuova storia vitivinicola.

LA LOCANDA CARRETTA IN CANNUBI

Oltre ai vigneti, Tenuta Carretta è proprietaria della Locanda Carretta in Cannubi, un luogo unico e davvero speciale: è la sola struttura di accoglienza enoturistica tra i filari della più celebre collina delle Langhe e offre un’incredibile vista mozzafiato su alcuni dei più grandi vigneti del Barolo. Il ristorante è un piccolo gioiello che propone una cucina tradizionale rivisitata in chiave elegante e raffinata, ed è integrato da tre camere e da un piccolo appartamento con ampio terrazzo e vista panoramica sui vigneti.

La Locanda Carretta in Cannubi

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