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Tavoleto, armonia e nobilità del Nebbiolo d’Alba
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Tenuta Carretta coltiva circa 2 ettari di nebbiolo nella frazione San Rocco Seno d’Elvio, nelle Langhe, all’interno della denominazione Nebbiolo d’Alba e sotto la giurisdizione del comune di Alba.
Le colline di San Rocco si snodano appena fuori dal centro storico cittadino, in direzione Sud-Est, verso Barbaresco: per raggiungerle occorre superare il crinale di località Altavilla, famosa nella letteratura perché, da questa altura, Johnny, il partigiano di Fenoglio, amava osservare le guglie della città di Alba, i tetti rossi delle case e la mole della cattedrale, nonché lo scorrere, a volte placido a volte irruento, del fiume Tanaro.
Ma Johnny amava il fiume, che l’aveva cresciuto, con le colline […] Le colline incombevano sulla pianura fluviale e sulla città, malsanamente rilucenti sotto un sole guasto. Spiccavano le moli della cattedrale e della caserma, cotta l’una, fumosa l’altra, e all’osservante Johnny parevano entrambe due monumenti insensati.
Beppe Fenoglio, IL PARTIGIANO JOHNNY
La valletta di San Rocco Seno d’Elvio si apre poco dopo località Altavilla e si snoda verso le sorgenti dell’omonimo torrente, le quali si trovano proprio nella zona chiamata Tavoleto, chiusa a Nord dalla frazione Meruzzano e a sud dalla strada provinciale 158, che collega Alba a Cappelletto, passando per Madonna di Como.
LE VIGNE DELL’IMPERATORE
Come appena accennato, le vigne del Podere Tavoleto si trovano nella parte più a Sud della valle di San Rocco, appena al di là del confine che delimita l’area di origine del Barbaresco. Sono appezzamenti soleggiati e scoscesi, circondati da folti boschi che, un tempo, rivestivano gran parte di queste dorsali. Non è un caso che il capoluogo della zona, Barbaresco appunto, debba il suo appellativo al latino Barbarica Silva (ovvero “selva dei barbari”), perché un tempo zona d’impenetrabili foreste abitate dai Liguri Stanzielli. Anche il nome Seno d’Elvio possiede una storia antica. Sebbene probabilmente storpiato durante l’italianizzazione fascista dei toponimi, il riferimento è all’imperatore romano Publio Elvio Pertinace, vissuto tra il 126 e il 193 d.C. e nato, stando alle fonti, nelle vicinanze. In realtà, anche se non esiste la prova documentale che queste colline diedero i natali a Pertinace, recenti ritrovamenti archeologici in zona confermano che qui sorgevano importanti ville romane circondate da una fiorente attività artigianale e agricola.
Suoli da nebbiolo
I suoli del Podere Tavoleto sono gli stessi della confinante zona del Barbaresco. Di origine miocenica, risalgono a oltre 15 milioni di anni fa, quando furono fondali di mare profondo, compatti e solidi, organizzati in marne alternate a strati di tufo. Particolarità di quest’area sono le Rocche, calanchi creati dall’azione erosiva delle acque. Assai comuni nel Roero, le colline sulla sponda orografica sinistra del Tanaro, dove svelano la loro natura sabbiosa e s’innalzano in pinnacoli giallo-ocra, qui le Rocche formano ampie voragini di colore bianco-grigiastro: segno inequivocabile di matrici più argillose e calcaree, che il vitigno nebbiolo interpreta in vini di corpo e struttura più profondi.
Armonia e nobiltà
Il Nebbiolo d’Alba Tavoleto, vinificato in purezza e ottenuto soltanto dalle uve di questa parcella, svela la natura nobile del suo vitigno e ne rappresenta un’ottima interpretazione. Di aroma ampio e complesso, con sentori d’incenso, liquirizia, vaniglia e frutta matura, mantiene un carattere fresco, armonico e di grande eleganza. Un Nebbiolo d’Alba dotato di tannini piacevolmente dolci, che si presta ad accompagnare tutto il pasto: predilige i salumi e gli antipasti saporiti, la pasta fresca o ripiena con sugo di carne, gli arrosti, la selvaggina e i formaggi, meglio se un po’ stagionati.