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Perché la vendemmia 2019 può dirsi “straordinaria”?
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Lo abbiamo chiesto a Giovanni Minetti, Amministratore Delegato di Tenuta Carretta.
Da più parti la stagione 2019 e la relativa vendemmia sono state definite “classiche”, perché?
Intanto per le date di vendemmia. Le condizioni climatiche del 2019 sono state ancora una volta particolari, e abbiamo registrato in estate giornate molto calde intervallate da piogge (anche torrenziali, purtroppo) che hanno avuto in ogni caso l’effetto di abbassare le temperature, soprattutto quelle notturne, garantendo una buona alternanza dei livelli termici tra il giorno e la notte. La vendemmia è iniziata nell’ultima settimana di agosto per le varietà precoci ed è durata fino a oltre la metà di ottobre con le uve nebbiolo, nelle date, appunto, definibili come “classiche” per la raccolta delle diverse uve.
Quantità e qualità, quale il rapporto per la vendemmia 2019?
Partendo dalla qualità, possiamo dire che quella del 2019 è stata una vendemmia emozionante, con condizioni climatiche che ci hanno consentito di portare in cantina uve sane e perfettamente mature, da cui abbiamo avuto la possibilità di ottenere vini importanti, di ottima gradazione alcolica, colore, profumo. Dal punto di vista quantitativo, invece, le cose sono andate meno bene: alcune varietà a bacca bianca a maturazione precoce hanno presentato riduzioni di produzione anche molto sensibili, forse penalizzate da un processo di maturazione non equilibrato. Per le uve a bacca nera e le bianche più tardive, grazie alle piogge di settembre, le cose sono andate invece decisamente meglio: i quantitativi sono inferiori al 2018, annata abbondante, ma in linea con le medie degli anni precedenti.
È vero che i “grandi cru” e le migliori posizioni hanno dato il massimo in questa stagione?
In questi anni condizionati dal fenomeno del “global warming” stiamo assistendo a una serie di cambiamenti anche dal punto di vista della risposta della vite all’esposizione al sole, che ci inducono a fare valutazioni diverse da quelle che venivano fatte prima del 2000. Alcuni versanti ritenuti in passato poco adatti alla produzione di vini di qualità sono oggi rivalutati perché in grado di produrre uva meno stressata, con un migliore rapporto tra acidità e zuccheri e una buona maturazione di polifenoli e antociani. Poi conta l’adozione di alcune pratiche virtuose, come quelle di esporre meno i grappoli al sole, causa di scottature, lesioni degli acini o, peggio, di veri e propri arresti di maturazione. Venendo alla domanda: hanno dato il massimo se in presenza di una conduzione agronomica “ragionata” e calibrata sulla base di situazioni da valutare con attenzione vigneto per vigneto, anche in funzione dell’età e della vigoria delle piante nonché della posizione e delle caratteristiche del suolo.
Gestione del vigneto? Ci sono state particolari difficoltà e attenzioni?
Al di là della gestione dal punto di vista “termico” si è trattato di un’annata tutto sommato tranquilla dove, come di consueto, conta molto la tempestività degli interventi mirati alla salvaguardia dell’integrità della produzione. A maggior ragione nel caso, come il nostro, della pratica di una viticoltura “integrata”. Sotto questo punto di vista la certificazione The Green Experience ci aiuta a lavorare meglio e in modo più consapevole per salvaguardare l’equilibrio dell’ecosistema a livello di ogni singolo vigneto.
Quali sono i vitigni che hanno dato più soddisfazioni e perché?
Il vitigno principe di questo 2019, per quanto riguarda le nostre aziende Tenuta Carretta e Malgrà, è senza alcun dubbio il barbera: produzione costante, gradazioni zuccherine importanti e ottima acidità sia nelle Langhe, che nel Roero e nel Monferrato. Al secondo posto, ma molto vicino al vertice, collochiamo il nebbiolo: sia da Barbaresco, da Barolo o da Roero la maturazione tardiva di quest’uva ha rappresentato un grande vantaggio e le condizioni climatiche di ottobre, con giornate terse e piene di luce, con notti fredde e pomeriggi caldi, ne hanno consentito una perfetta maturazione e una raccolta scalare, vigna per vigna, senza fretta. Lo stesso possiamo dire per l’Arneis che, ancora una volta, ci ha fatto capire il motivo per cui, nell’800, era anche conosciuto come “nebbiolo bianco”.
In sintesi, che vini possiamo aspettarci dal vintage 2019?
Anche se è ancora molto presto per scendere nei dettagli, il 2019 è una vendemmia destinata a essere ricordata a lungo, negli anni, con straordinarie analogie in termini di qualità con le celebrate vendemmie del 1989, del 1999 e del 2009. In bottiglia possiamo attenderci vini rossi di grande struttura, potenti ma anche molto eleganti, di colore vivo e con aromi intensi. I vini bianchi saranno in egual misura intensamente profumati, brillanti, equilibrati, armonici e di struttura adeguata.