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Roero, la terra della “finezza”

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Roero

Che cos’è il Roero, dove si trova e che tipo di vini regalano le sue verdi colline?

Per capire cos’è il Roero diamo un’occhiata alla mappa del Piemonte meridionale, precisamente quella porzione di territorio che dall’Appennino Ligure sale verso Torino. Dirigendosi da Sud verso Nord, si noterà immediatamente che, all’altezza di Alba, il fiume Tanaro è l’unico confine naturale dell’area, che altrimenti sarebbe un sistema collinare senza soluzione di continuità: il Roero è esattamente la parte di colline che stanno sulla riva sinistra del Tanaro, indicativamente comprese, tra Alba e Montà, in direzione Sud-Nord, e Sommariva del Bosco e Cisterna d’Asti, in direzione Ovest-Est.

MORFOLOGIA

Caratterizzato da colline irregolari e frastagliate, il Roero è assai più vario della vicina Langa: orti, boschi di latifoglie e castagneti, frutteti, piccoli laghi e, soprattutto, le Rocche, imponenti calanchi che, d’improvviso, rompono il paesaggio creando bastioni di roccia e canyon profondi anche centinaia di metri, immediatamente evidenti perché espongono il ventre della collina: giallo delle arenarie che qui caratterizzano i suoli.

Rocche Roero

Le Rocche del Roero

GEOLOGIA

Pur confinando con le Langhe ed essendone, geologicamente, un’estensione, il Roero ha sviluppato terreni propri. Nel Pliocene (tra i 6 e i 2 milioni di anni fa) il Roero fu zona costiera, con caratteristiche climatiche di tipo tropicale. Semplificando, il Roero fu la “spiaggia” delle Langhe, i cui terreni originarono invece da fondali marini profondi, caratterizzati da marne, ovvero rocce di origine argillosa e calcarea compattate dalla pressione del mare. Ancora oggi è possibile trovare nel Roero fossili di conchiglie, foglie o tronchi di alberi fossilizzati, e, più raramente pesci di piccola taglia, segno che ci trovassimo in acque poco fonde, con lussureggiante vegetazione rivierasca. I suoli del Roero sono perciò più giovani di quelli delle Langhe, generalmente più soffici e con una migliore permeabilità, dovuta a una percentuale in sabbia decisamente superiore.

Geologicamente, il Roero viene diviso in quattro zone:

  1. Il bacino del Tanaro, la più antica, con suoli del Messiano originatisi circa 11 milioni di anni fa e caratterizzati dalle Marne di Sant’Agata, assai simili a quelli delle Langhe.
  2. La zona centrale, compresa tra il bacino del Tanaro e le Rocche e appartenente al Pliocene, tra i 6 e i 2 milioni di anni fa. In assoluto la più vitata, presenta suoli sabbiosi, calcarei e argillosi. Un tempo zona costiera, è ricca di fossili.
  3. La fascia delle Rocche (che divide il Roero da Sud-Ovest a Nord-Est) ad altitudini intorno ai 350 metri. Presenta suoli poco calcarei e particolarmente ricchi di sabbia, circa l’80% del totale, di origini lacustre – fluviale, sciolti e leggerissimi.
  4. La zona pianeggiante, a Nord delle Rocche in direzione di Torino, adatta all’agricoltura di cereali, con suoli argillosi rossastri, perché ricchi di ferro.
Rocche del Roero

Vista dalle Rocche del Roero

DALLA TERRA AL VINO

Dunque, che tipo di vini vengono prodotti in un territorio variegato come quello del Roero? Se dovessimo raccoglierli sotto un’unica definizione, potremmo usare la parola: «finezza». I terreni sabbiosi e calcarei della riva sinistra del Tanaro (grazie all’apporto dei fossili) donano vini fini ed eleganti, che al corpo potente e austero dei loro cugini di Langa, contrappongono una maggiore levità, leggerezza e freschezza.

Va da sé che le zone più sabbiose e gessose saranno perfette per i vini bianchi (come l’Arneis e la Favorita), mentre quelle dove prevalgono sabbia e argille, si attagliano ai rossi della zona (come il Roero, il Barbera e il Nebbiolo d’Alba) che acquistano austerità e sanno anche affrontare l’invecchiamento. Man mano che ci si avvicina alla pianura, infine, le vigne spariscono: siamo nelle terre rosse (ovvero ferrose) di Ceresole d’Alba, che non sono adatte alla viticoltura, ma sono ottime per le coltivazioni estensive di cereali, leguminose e pascoli per bovini.

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