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Da Epernay a Canelli, breve storia del metodo classico piemontese

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Verso la fine dello scorso anno, per la prima volta nella sua storia, Tenuta Carretta ha dato vita ha due etichette di Metodo Classico: Airali Brut e Airali Brut Pas Dosé.

Si tratta di due Metodo Classico piemontese, che vanno sotto la denominazione «Alta Langa». Ma che cos’è il Metodo Classico e, soprattutto, quando nasce la gloriosa, e spesso misconosciuta, tradizione dello spumante in Piemonte? Proviamo a rispondere in questo post.

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Come le migliori scoperte e invenzioni, anche ciò che oggi chiamiamo Metodo Classico nacque da un errore. Furono i difetti di vinificazione degli antichi Romani a causare i fenomeni di rifermentazione del vino e a sviluppare, lungo i secoli, metodi e tecnologie per produrre un vino spumante. In quel caso, la fermentazione si attivava a causa della diffusa usanza di aggiungere elementi zuccherini al vino (miele soprattutto), azione finalizzata, in realtà, a migliorarne il gusto. Il risultato era un vino più dolce e alcolico che, se chiuso ermeticamente, costringeva l’anidride carbonica a sciogliersi nel liquido, regalando l’effervescenza.

LO SPUMANTE MEDIEVALE

A partire dal Medioevo si recuperarono, soprattutto in Francia e in Italia (diretti eredi della Romanitas) vennero recuperate le antiche tecniche al fine di ottenere la spumantizzazione del vino. Se il vino effervescente era considerato di seconda categoria, è il Medioevo che cominciò a rivalutarlo, attribuendogli curativo e corroborante per il corpo.

LE BOLLICINE MODERNE

Fu però il XVIII secolo a brindare con le prime bollicine moderne. Leggenda – perché non ci sono documenti storici – vuole che fu Dom Pérignon ad “inventarle”. Abate di Saint Pierre, a nord di Épernay nella regione della Champagne, il monaco francese ottimizzò la spumantizzazione dei vini locali, razionalizzandone il metodo e rendendolo riproducibile tecnicamente: nasceva il Metoco Classico, da allora anche detto champenoise.

IL METODO CLASSICO IN ITALIA

E in Italia? Il primo Metodo Classico italiano nacque in Piemonte, all’inizio dell’800, quando i Conti di Sambuy, influenzati dalla Francia, diedero inizio alla coltivazione di alcuni vitigni francesi, Pinot Nero e Chardonnay in particolare, per produrre vini spumanti sul modello di quelli della Champagne. Anche in questo caso, lo sviluppo del Metodo Classico fu influenzato da una personalità determinante: Carlo Gancia. Chimico, farmacista e proprietario di vasti appezzamenti vitati a Canelli, dopo aver riscosso successo grazie a una nuova ricetta di Vermouth, decise, a soli 19 anni, di recarsi in Francia, a Reims, per impratichirsi nel metodo di spumantizzazione. Tornato a casa, avviò con il fratello Edoardo la prima casa spumantiera italiana, aprendo la strada dello spumante a moltissimi produttori del territorio.

NASCE L’ALTA LANGA

Dopo anni di sperimentazione e di difficile definizione del Metodo Classico piemontese, nel 1990 avviene la svolta. Alcune storiche case spumantiere decidono di sottoscrivere un impegno comune per la valorizzazione dei vitigni Pinot Nero e Chardonnay da impiegare nella produzione di vini spumanti di alta qualità, ottenuti tramite metodo champenoise. Venne ufficializzato il “Progetto Spumante Metodo Classico in Piemonte”, che prese il nome di “Tradizione Spumante” una volta che i vigneti sperimentali divennero realtà. Il frutto dei primi 20 ettari entrò in produzione nel 1994. Due anni dopo si iniziò a studiare la proposta di un disciplinare di produzione: il nome che prevalse, sulla base di ricerche territoriali e toponomastiche, fu “Alta Langa”.

Finalmente, il 10 maggio 1999 i bicchieri tintinnarono: fu il primo brindisi con le bollicine Metodo Classico Alta Langa e la prima volta che, dopo oltre 100 anni, il Piemonte rivendicava, ufficialmente, la propria vocazione alla grande spumantistica internazionale. metodo classico piemontese alta langa airali

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