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Vendemmia 2018, armonia e potenza verso l’eccellenza
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Un’anno dal clima altalenante, con qualche difficoltà meteorologica, specie in primavera. Nel 2018 la qualità dei vini sarà influenzata dalle delle scelte compiute in vigneto lungo tutta la stagione, dalla capacità di agire tempestivamente in vigneto, monitorando costantemente la sanità delle uve.
Ma come è andata veramente la vendemmia 2018? Lo abbiamo chiesto a Giovanni Minetti, Ceo di Tenuta Carretta, che ha seguito da vicino l’evoluzione dei vini, a partire dal lavoro in vigna.
La gestione del vigneto, ha richiesto un’attenzione particolare durante tutta la stagione 2018, come mai?
Il fascino del vino è dovuto proprio al fatto che la materia prima, ovvero l’uva, ogni anno è sempre diversa dagli anni precedenti. Questo fa del vino un prodotto straordinario. Nello specifico, il 2018 è stato un anno con una primavera fredda (il che ha ritardato il germogliamento) con un maggio piovoso e fresco. La pioggia si è poi alternata al sole mitigando le alte temperature fino alla fine di agosto, per lasciare poi spazio a un finale di maturazione fatto di giornate calde e asciutte con una buona variabilità delle temperature tra il giorno e la notte. Le viti, in questa situazione, sono cresciute rigogliose e i grappoli di quasi tutte le varietà sono arrivati alla maturazione in modo pressoché perfetto. Unico inconveniente la peronospora, un fungo patogeno che, se non controllato adeguatamente, è risultato in grado di compromettere quantità e qualità del raccolto. Chi ha lavorato bene nel monitoraggio delle soglie di infezione ha avuto dal 2018 delle grandi soddisfazioni.
Ci sono aneddoti particolari riguardo alla stagione 2018?
Come quasi tutti gli anni, anche nel 2018 abbiamo avuto qualche grandinata che ha, per così dire, provveduto a “sfoltire” la produzione. Una ha colpito l’area viticola del Roero e del Barbaresco: il temporale, partito da nord ovest, ha attraversato il Tanaro scaricandosi poi tra Barbaresco e Neive. Una seconda invece, alla fine di Agosto, ha colpito i vigneti del Doglianese. In entrambi i casi i danni alla produzione sono stati purtroppo molto consistenti.
Come descrivere in pochi aggettivi l’annata 2018?
È ancora un po’ presto per fare delle valutazioni. Per quel che riguarda le nostre uve, direi armonica e potente per i rossi, in qualche caso anche opulenta ma al tempo stesso viva ed elegante. Per i bianchi invece direi raffinata e sulla falsariga delle più recenti, una via di mezzo tra il 2015 e il 2016. Davvero una grandissima vendemmia.
Si può già ipotizzare che tipo vini saranno quelli del 2018?
Dove non ci sono stati problemi, stando ai primi riscontri di cantina, possiamo dire che si sia trattato di una vendemmia importante, che darà vita a vini di grande struttura ma morbidi, equilibrati e armonici. I grappoli erano perfetti e gli acini sanissimi, integri e ben maturi. La gradazione alcolica potenziale delle uve era molto alta, soprattutto per Nebbiolo e Barbera, e l’acidità adeguata: quindi ci aspettiamo vini di altissima qualità.
Quali sono i vini che verranno valorizzati da questa annata?
Da un lato i vini a base barbera e a base nebbiolo lasciano presagire una grande evoluzione, dall’altro avremo Arneis sapidi, minerali ma morbidi e profumati.
Analizzando la sequenza delle annate di Barolo e Barbaresco terminanti con il numero 8, cosa ci suggerisce lo storico?
Solo in due casi (1958 e 2008) abbiamo avuto una grande annata, addirittura in uno solo (1978) si è raggiunta l’eccellenza. Ottime anche il 1908, il 1988 e il 1998, mentre per il resto potrei dire che si è trattato di vini non certo memorabili. Lo vedremo nei prossimi mesi, ma già da ora possiamo dire che, se non raggiungerà l’eccellenza, il 2018 ci andrà molto vicino.