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Tenuta Carretta (Piobesi d’Alba) compie 550 anni
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Un anno di eventi e festeggiamenti per celebrare la nascita di una della più antiche aziende vitivinicole italiane, nel 1467
Non sono molte le aziende vitivinicole che, in Italia, possono vantare una storia così lunga e documentata: Tenuta Carretta, oggi di proprietà della famiglia Miroglio (Ivana ed Edoardo, con i figli Marta e Franco), ha recentemente riscoperto alcuni documenti che ne certificano l’esistenza fin dal 1467. Conosciuta come “Careta” fin dal XIV secolo, la Tenuta acquisì il nome che porta ancora oggi da colei che nella seconda metà del 1300 ne fu la proprietaria, la nobildonna albese Careta Constanzi. Successivamente (nel 1461) la proprietà passò alla famiglia Damiano che, nel 1467, con un atto notarile, affidò a terzi la gestione delle terre “in loco dicto ad Caretam”: questa è la prima attestazione scritta che certifica l’esistenza e il nome della Tenuta, ed è considerata la data di nascita della cantina. I terreni citati nel documento, infatti, fanno già esplicito riferimento a vigneti già apprezzati allora per la qualità dell’uva prodotta, come quelli del Podio (Podium Serrae), le cui uve da vino erano destinate all’uso esclusivo della proprietà.
Quest’anno, 550 anni dopo, Tenuta Carretta ha festeggiato la sua lunga storia con una serie di eventi che, in primavera e in estate, hanno aperto le porte delle cantine ad un pubblico di appassionati di vino, di curiosi, di amanti del “fuoriporta” e della cucina di alto livello. Il prossimo 18 settembre, invece, la giornata sarà dedicata ad agenti, distributori, ospiti stranieri e giornalisti: una grande festa di compleanno che permetterà alla famiglia Miroglio di incontrare vecchi e nuovi amici dei vini della Tenuta e di rievocare con loro la storia pluricentenaria di un’azienda che oggi si pone tra le più rappresentative del Roero vitivinicolo.
È proprio l’amministratore delegato Giovanni Minetti a spiegare che cosa rappresenti per Tenuta Carretta questo anniversario: “è prima di tutto una ricorrenza straordinariamente importante, che pone l’azienda tra le cantine più storiche d’Italia, ma è anche una grande occasione da cogliere, in quanto rappresenta un’opportunità unica per comunicare la nostra realtà nell’ambito che le compete: quello di una cantina produttrice di vini di elevata qualità, secondo una tradizione consolidata nel tempo. Del resto, la storia di un’azienda del vino è un po’ come la storia di ciascuno di noi: l’esperienza del passato dà certezze che sono fondamentali per affrontare le sfide del presente e per lavorare, in modo concreto, per un futuro sempre più importante. Ma Tenuta Carretta è anche una cantina inserita in un contesto ambientale unico e affascinante, che la famiglia Miroglio sta valorizzando sempre di più, proponendola nei suoi diversi aspetti come un “mondo di qualità”. Dalla passeggiata nei vigneti (vine trekking) alle visite in cantina, dal ristorante (il 21.9 Flavio Costa o la Locanda Carretta in Cannubi) all’hotel e al wine shop, ogni elemento rappresenta un tassello di un mosaico importante per la qualità complessiva che è in grado di esprimere. Ovviamente, come in tutte le aziende, anche a Tenuta Carretta sono le persone a fare la differenza, con il loro dinamismo, le loro idee e la voglia di condividerle e metterle in pratica, a partire dalla stessa famiglia proprietaria. Il segreto (che non è tale per nulla) è quindi quello di formare una squadra, un team di professionisti appassionati, che lavorano in vigneto, in cantina e sul mercato con la stessa competenza e professionalità, capaci di interpretare ad ogni vendemmia le caratteristiche dell’uva e di proporre al mercato bottiglie di qualità. E questo è proprio ciò che – tutti insieme – stiamo cercando di fare, mettendoci tutta la passione possibile”.
Conclude Minetti: “Il futuro, nel nostro come in tutti i settori, è nelle nostre mani e nelle nostre capacità. È la visione, il domani da toccare con mano, la certezza che se si lavora bene si raccoglierà. Mi piace visualizzare il futuro con l’immagine della vite potata, con il tralcio lasciato a portare frutto subito e i due speroni da cui si avrà la produzione negli anni successivi. È un’immagine evocativa, che richiama il senso della fatica, ma anche del sistema ordinato, preciso e competente che sta dietro a un vino ben fatto”.