Quali sono i profumi e gli aromi dell’Arneis?
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Ieri, mentre mi trovavo con un amico e collega in uno dei miei wine bar preferiti di Huston, il responsabile dei vini (altro amico e collega per il quale nutro grande stima) ha insistito per farmi assaggiare un Arneis prodotto da uve allevate in California.
Questo fatto mi ha incuriosito a tal punto da avventurarmi in una ricerca ampelografica.
Mi dispiace dover affermare che il vino in questione non aveva nessuna delle caratteristiche che mi aspetterei di trovare in un Arneis, un vino originario del Piemonte e nello specifico del Roero, dove Tenuta Carretta coltiva le sue viti per la produzione di Roero Arneis. La versione californiana che ho assaggiato non mi è dispiaciuta, ma mancava l’espressione varietale che mi aspetto di trovare nell’Arneis.
Il responsabile dei vini ci ha detto apertamente che onestamente non aveva abbastanza esperienza col Roero Arneis per poterne riconoscere le caratteristiche.
Per esperienza personale direi che una delle migliori descrizioni dell’Arneis e della sua storia la si può trovare nel testo di Ian D’Agata “Native Wine Grapes of Italy”. Il libro pubblicato nel 2004 dalla University of California Press è un punto di riferimento importante per chiunque lavori nel mondo del vino italiano.
Sebbene potrei fare alcune obbiezioni dal punto di vista filologico sull’introduzione dedicata all’Arneis, Ian – uno dei migliori degustatori e conoscitori dei vini italiani del nostro tempo – offre una descrizione davvero azzeccata dei profili aromatici tipici di questa varietà.
“L’Arneis” scrive “per la sorprendente finezza e complessità del suo profilo aromatico può essere considerato uno dei migliori vini bianchi d’Italia. Di color paglierino con riflessi verdognoli, si rivela al naso con sentori di fiori bianchi, camomilla, pesca, albicocca mentre al palato si avvertono note di agrumi, pera matura, albicocca e mandorla”.
Non solo Ian è un esperto di ampelografia a livello mondiale, ma è anche uno degli autori del vino più influenti della letteratura inglese. In Italia, chiunque lavori nel mondo del vino gli è molto riconoscente per il lavoro pionieristico che ha svolto nella divulgazione dei vitigni autoctoni e dei sistemi di viticultura italiani.
La breve descrizione che Attilio Scienza riporta nel suo libro I Vitigni d’Italia differisce da quella di Ian. Ma ritengo sia utile condividerla.
“I vini bianchi ottenuti dall’arneis sono generalmente di un giallo paglierino scarico, con una personalità vibrante ed elegante. Il loro spettro aromatico è molto interessante, marcato da decise note fruttate. Questi vini sono corposi, ricchi al palato e presentano una moderata acidità”.
Personalmente, non definirei l’arneis un vitigno aromatico (come la malvasia o il sauvignon blanc, ad esempio). Tuttavia la sua grande ricchezza di aromi, con le sue note floreali e fruttate, è certamente uno degli elementi che lo distinguono dalle altre varietà. Un’altra caratteristica che ho riscontrato nei grandi Arneis è la loro freschezza e piacevolezza al palato. Per entrambi gli autori la complessità e l’intensità di aromi è un elemento tipico di questo vino.
Nel suo libro, Ian scrive di come l’arneis sia stato impiantato e vinificato anche all’estero, seppur non con risultati significativi. Sebbene il pubblico straniero ami i vitigni italiani, questi non sempre donano i vini di un livello pari a quelli ottenuti nel territorio di origine. L’Arneis versatomi dal mio amico l’altra sera è la dimostrazione di come i vitigni italiani possano essere portati fuori dall’Italia ma non è tuttavia possibile portare l’Italia fuori di essi.