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Il Ristorante 21.9 su La Repubblica nell’articolo di Marco Trabucco
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Articolo tratto da La Repubblica, 7 maggio 2016
Il mare è tornato nel Roero con la grande cucina ligure dello chef Flavio Costa.
Difficile trovare in Piemonte un grande ristorante di pesce. O meglio ci sono qui e là, più a Torino che fuori, trattorie che con decente materia prima ittica cucinano ricette di mare ruspanti. E, ovvio, si trovano piatti di alta cucina di mare in alcuni ristoranti di alta gamma (Villa Crespi di Antonino Cannavacciuolo in particolare, e alla Rei del Boscareto Resort dove, non a caso, ai fornelli sono due chef del Sud). Ma il grande cuoco di mare, da quando i Mongelli hanno chiuso il loro locale a Santa Vittoria d’Alba, non c’era più.
Per colmare la lacuna l’abbiamo importato dalla vicina Liguria. E non ci siamo accontentati, abbiamo preso quello che se non era il migliore di quella regione poco ci mancava: Flavio Costa. Bel curriculum il suo, soprattutto, due bei locali tutti suoi alle spalle prima l’Arco Antico di Savona poi il 21.9 ad Albisola. Il nome, 21.9 se lo è portato dietro qui nel Roero in quella Tenuta Carretta della famiglia Miroglio che da febbraio lo ospita a Piobesi d’Alba.
Letteralmente distesa sulle colline albesi, circondata dai vigneti, la tenuta ospita la cantina omonima e, oltre al ristorante, un relais di charme : dieci eleganti stanze tra cui due suite. Il ristorante di divide in due parti: quella per così dire tradizionale due sale con una decina di tavoli e lo standing necessario a locali di alte ambizioni. Non meno elegante è la nuova ala destinata a banchetti e cerimonie (che possono fruire anche del bel parco) e che vengono gestiti sempre da Costa ma con cucine separate.
Il ristorante gastronomico dimostra da subito che la mano dello chef è sempre calda: Costa ai piatti di mare (con pesce che fa arrivare dai suoi storici pescatori liguri) ha affiancato ricette tipiche piemontesi (c’è anche un menu territorio) anche qui con prodotti che è andato a cercare tra agricoltori locali. E tenta anche interessanti matrimoni tra le due regioni come nei gamberi viola di Sanremo con piselli e nocciola “tonga gentile”, nei gnocchi di patate triglie ed emulsione di aglio olio e peperoncino. Alcuni piatti sono da non perdere: come i cappelletti di animelle, ortiche, burro bianco e capperi o il classico pescato del giorno in salsa allo Champagne e tra i dolci cioccolato, carote e chinotti canditi di Savona. Grande cucina, con una curata cantina e un servizio elegante, appena ingessato. Menù da 50 a 70 euro, poco di più alla carta.