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L’importanza di chiamarsi Cannubi (e le sue sottozone)
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Il seguente post è la traduzione in italiano di una lettera che Giovanni Minetti, CEO di Tenuta Carretta ha indirizzato a Jeremy Parzen, blogger di Tenuta Carretta. È stata scritta in risposta al post dell’influente wine blogger italiano Alfonso Cevola intitolato “L’enigma di Cannubi – se 15 fosse 30”
“Caro Jeremy, ho letto con grande interesse e attenzione il post di Alfonso Cevola su Cannubi e lo ringrazio moltissimo per l’apprezzamento espresso nei confronti del nostro Cannubi 2010 Tenuta Carretta che ho avuto la fortuna di assaggiare con voi a Dallas nel corso di una magica serata che vi ha visti grandi protagonisti. Anche a me, come ad Alfonso, piace la matematica, e mi piace anche cercare di trovare la soluzione ad enigmi apparentemente inspiegabili. Senza voler prendere le difese di nessuno dei colleghi produttori di Barolo Cannubi, i quali non hanno certo bisogno di un difensore d’ufficio, credo che alla base di tutto ci sia uno spiacevole equivoco, che vorrei aiutare a chiarire avendo personalmente partecipato – prima in qualità di presidente del consorzio di tutela del Barolo e poi di vicepresidente – alla stesura del disciplinare di produzione del Barolo che prevedeva l’istituzione delle Menzioni Geografiche Aggiuntive e di Cannubi in particolare, che rappresenta un “unicum” nel suo genere e che in questo conferma la sua assoluta particolarità all’interno del panorama produttivo del vino Barolo e, potrei dire, del vino italiano nel suo complesso.
Venendo ai fatti, è stata concessa ad ogni proprietario di vigneto di uva nebbiolo in Cannubi la facoltà di poter usufruire, se lo ritiene opportuno, della menzione Cannubi da sola o unita alle specificazioni (sottolineo facoltative e non obbligatorie) Boschis, San Lorenzo, Valletta o Muscatel, a patto ovviamente di possedere i vigneti all’interno delle rispettive aree delimitate.
Per essere più chiaro, un produttore che ha i vigneti per esempio in Cannubi Valletta ha almeno quattro possibilità: utilizzare per il proprio Barolo la menzione Cannubi Valletta, oppure solo la menzione Cannubi o parte Cannubi e parte Cannubi Valletta realizzando così due Barolo diversi, in proporzione che solo lui sa, oppure ancora non utilizzare per nulla la menzione producendo semplicemente un Barolo…
L’unica menzione che non è utilizzabile è Cannubi Cannubi, che infatti non esiste, e quindi chi ha i vigneti nel “cuore” di Cannubi non può aggiungere a Cannubi nient’altro e – sembra un paradosso (…forse lo è) – chi potrebbe rivendicare il titolo di essere l’unico a poter utilizzare la menzione Cannubi si trova di fatto penalizzato da chi può utilizzare la stessa menzione standone per così dire, alla periferia…
A questo punto è facile comprendere come fare delle semplici somme sia praticamente impossibile: infatti più che a una somma siamo di fronte a un’equazione. Con troppe variabili ma con 5 costanti, rappresentate dalle superfici totali della macro-area Cannubi e delle micro-aree al suo interno, di cui sono stati delimitati i confini a livello di dettaglio catastale, ciascuna con la superficie dei vigneti di Nebbiolo da Barolo.
E qui, grazie al grande lavoro di Alessandro Masnaghetti, è più facile fare dei calcoli.
Quindi, abbiamo prima la superficie di Cannubi tout court, che è anche la più grande: 19,53 ettari, 98% a vigneto, di cui 98,5% a nebbiolo; Cannubi Boschis o Cannubi: 12,41 ettari, 62% a vigneto, di cui 91% a nebbiolo; Cannubi Muscatel o Cannubi: 6,24 ettari, 75% a vigneto, di cui 97% a nebbiolo; Cannubi San Lorenzo o Cannubi: 2,38 ettari, 95% a vigneto di cui 95% a nebbiolo, per finire con Cannubi Valletta o Cannubi: 6,24 ettari, 97% a vigneto di cui 97% a nebbiolo. Allora la somma dei vigneti di nebbiolo è: 18,85 + 7,00 + 4,54 + 2,15 + 5,87 = 38,41 ettari. Questo è il dato noto, da cui deriva una produzione massima di 307,28 ton di uva, pari a 208.950 litri di vino (resa 54,4 hl/ettaro) per un massimo di 278.600 bottiglie da 750 ml.
Questi sono i dati certi, e ritengo sia stato un grande risultato essere riusciti a determinarli, dopo oltre 20 anni di discussioni, anche aspre, e in diverse sedi, fino anche nelle aule dei tribunali.
Poi ci sono le variabili: se un produttore vuole utilizzare, in aggiunta, la menzione “vigna” (per es. Barolo Cannubi “vigna del Presidente”) la produzione massima viene ridotta del 10%, quindi da 8 ton di uva/ettaro passa a 7,2 ton. Se però un produttore decide di praticare un diradamento drastico delle uve la produzione scende anche a 6,5 o 6,0 ton/ettaro. Altra variabile: l’affitto a terzi di vigneti. In alcuni casi all’interno di Cannubi ci sono alcuni proprietari che affittano a terzi tutti o una parte dei loro vigneti (e che possono anche cambiare affittuario dopo un certo numero di anni, il che comporta che un marchio che ha un Barolo Cannubi nel proprio listino ad un certo punto lo perda, avendo il proprietario del vigneto affittato il medesimo ad un altro conduttore…) oppure che chi vinifica Barolo Cannubi ne venda un certo quantitativo a terzi, dando all’acquirente la facoltà di mettere in etichetta la stessa menzione. Oppure infine chi non rivendica la menzione per scelta personale o aziendale.
Ecco perché diventa impossibile, senza avere l’accesso diretto ai dati di produzione e di rivendicazione, vendemmia per vendemmia, fare dei conti precisi. Un accesso che hanno solo gli organi ufficiali di controllo e lo stesso Consorzio di Tutela. Ecco perché anche il numero di produttori può variare ogni anno, collocandosi di norma tra i 25 e i 28.
Ma l’aspetto fondamentale, per me e per tutti coloro che hanno a cuore la denominazione – è che la produzione di Cannubi è tutta sotto controllo da parte di chi questo controllo lo deve esercitare, e questo per fortuna al di là delle chiacchiere dei diversi produttori e del marketing delle aziende, che spesso amano – diciamo così – giocare un po’ con i numeri.
Non so se sono riuscito a fare un po’ più di chiarezza oppure se invece ho complicato ulteriormente le cose, ma come produttore di Cannubi, ringrazio Alfonso per avere sollevato un problema e per avermi fatto venire voglia di mettere queste mie considerazioni per scritto per dare un mio piccolo contributo al dibattito. E a chi ha avuto la costanza di arrivare fin qui a leggere dedico un bicchiere del nostro Barolo Cannubi Tenuta Carretta. Alla salute!”
Giovanni Minetti, CEO Tenuta Carretta