Tajarin, la pasta icona del Piemonte, liscia come…
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La quintessenza della cucina piemontese sono senza dubbio i tajarin, o tagliolini piemontesi, una pasta lunga e sottile, simili alle tagliatelle emiliane ma più fini.
Questa pasta deve essere rigorosamente all’uovo, e in genere viene servita col ragù di frattaglie, o interiora, di vitello o maiale, da non confondere con le rigaglie che invece sono le interiora di pollo.
Molti studiosi di gastronomia concordano nel dire che i tajarin siano nati in Piemonte e più precisamente nelle Langhe, culla del Barolo e del Barbaresco.
Sebbene siano considerati un piatto della cucina casalinga, è credenza diffusa che fossero anche il cibo preferito di re Vittorio Emanuele II, il primo re d’Italia. Pare che fosse la stessa Rosa Vercellana, moglie morganatica del re, a prepararglieli con le sue stesse mani.
Secondo una leggenda piuttosto diffusa in Italia, divulgata anche da uno dei più grandi gourmet e scrittori di vino, Paolo Monelli, i migliori tajarin erano quelli fatti dalle donne che per tirare la pasta usavano le natiche, al posto del mattarello, prima di sezionare i fogli di pasta in strisce.
Questo sembra allinearsi anche al vecchio adagio secondo cui per determinare se la pasta sia stata lavorata a sufficienza essa debba essere morbida come il culetto di un bambino.
I tajarin che vedete qui sopra sono quelli servitimi alla Locanda in Cannubi, il meraviglioso ristorante di Tenuta Carretta che sormonta la collina di Cannubi, uno dei cru di Barolo più prestigiosi e dove la cantina possiede alcune delle sue vigne migliori.